Lo stereotipo su Ben Stiller è che sia il classico comico demenziale statunitense, incapace di realizzare qualcosa di diverso da, appunto, un film demenziale, divertente quanto si vuole ma destinato a non lasciare nulla di profondo nello spettatore.
Come ogni stereotipo questa superficiale impressione è falsa e destituita di fondamento, prova ne è, ulteriore, The secret life of Walter Mitty (titolo, come al solito, migliore di quello adottato per il mercato italiano).
C’è poesia nel quinto film da regista di Ben Stiller, c’è una buona fotografia ed eccellenti scelte musicali per la colonna sonora: insomma, è un film importante, girato con maestria.
Walter Mitty è un grigio impiegato di Life, addetto all’archivio fotografico della leggendaria rivista che, purtroppo, sta per pubblicare l’ultimo numero cartaceo, ennesima vittima della modernità spinta e di internet.
Si invaghisce di una collega con la quale non ha mai parlato e cerca goffamente di contattarla via social network, senza successo così come senza successo, piatta e monotona appare tutta la sua esistenza: non è però mai troppo tardi per cercare di vivere la vita e vivrà così una splendida avventura, viaggiando, conoscendo persone e luoghi nuovi, mettendosi in discussione.
Non vi svelo altro per evitare innopportuni spoiler.